Tempo fa mi ha telefonato una paziente.
Una donna che aveva iniziato la terapia a seguito di una separazione dal marito molto dolorosa.
Arrivò in studio, come lei stessa ama raccontare, “strisciando”, colpita da una sofferenza che le aveva fatto perdere molti chili e provocato frequenti attacchi di panico.
Ritrovare il suo equilibrio non era stato semplice, ma nel corso della terapia aveva scoperto dentro di sé risorse fondamentali per la sua rinascita.
Tornando alla telefonata, mi raccontava che in quei giorni stava sperimentando nuovamente la paura di doversi separare, non da un compagno di vita, ma dalla madre malata.
“Pensavo di essere più forte, invece mi sembra di essere tornata indietro, mi sento fragile, in balia della mia ansia”.
Quante volte tutti noi ci siamo sentiti come lei?
Risucchiati nel pozzo nero del dolore che abbiamo già sopportato, conosciuto, odiato?
Eppure la nostra debolezza non si calcola misurando la profondità del pozzo in cui siamo caduti e nemmeno contando il numero delle volte in cui ci siamo finiti.
Al contrario, il valore della nostra forza lo ricaviamo applicando una semplice formula matematica: più volte sei uscito dal pozzo, maggiore è la tua forza.
Al termine della telefonata concordammo di vederci.
Il mio lavoro fu semplicemente quello di riaccendere la luce che illuminava la strada per uscire dal pozzo.
All’inizio era buio, ma lei la strada la conosceva, doveva soltanto riprendere il cammino.