Il segreto di una relazione durevole … secondo Marcel Proust

Lo scrittore Marcel Proust sosteneva che:

“… vivete davvero con una donna (uomo), e non vedrete più nulla di ciò che ve l’ha fatta amare; ma, beninteso, i due elementi distinti possono essere nuovamente riuniti dalla gelosia…”

Probabilmente alla domanda – qual’è il segreto per una relazione durevole?  lo scrittore avrebbe risposto:

l’INFEDELTÀ  Non l’atto in sé, ma la paura di essa.

Per Proust una iniezione di gelosia è la sola cosa in grado di salvare un rapporto insidiato dall’abitudine. Purtroppo secondo Proust l’effetto dell’iniezione ha durata breve:

… se appena temiamo di perderla/(o), dimentichiamo tutte le altre. sicuri d’averla per noi, la confrontiamo con quelle che subito preferiamo…”


Lo scrittore sosteneva che la difficoltà relativa alla durata dell’amore non risiedessero specificatamente nell’amore, ma stesse nella generale difficoltà di continuare ad apprezzare qualcosa o qualcuno che è sempre a nostra disposizione.

Quale soluzione propone l’autore francese? Qual’è, secondo lui, il segreto per una relazione durevole?

La risposta proustiana più significativa si trova in una sua riflessione sul Noè biblico e la sua arca:

“ … quando ero bambino, mi sembrava che non ci fosse personaggio della storia sacra con un destino più triste di quello toccato a Noè, Costretto a causa del diluvio a star chiuso nell’arca per 40 giorni. In seguito fui spesso malato, e dovetti stare a mia volta per lunghi giorni chiuso nella […mia…] “arca”. Capii allora che Noè non avrebbe mai potuto vedere il mondo così bene come dall’arca, benché fosse completamente chiusa e fosse notte sulla terra…”

Siamo portati a pensare che per vedere un oggetto sia necessario avere un contatto visivo con esso, ma potremmo anche accorgerci che questa è solo la prima e, in un certo senso, la parte meno importante perché per apprezzare un oggetto dobbiamo anche ricrearlo nella nostra mente.

Rimanere “chiusi in un’arca” aiuterebbe gli innamorati, visto che la privazione ci insegna come nessun’altra esperienza ad apprezzare le cose e le persone, il che non significa che dobbiamo esserne privati per apprezzarle, ma piuttosto che dovremmo imparare da ciò che facciamo spontaneamente quando ci manca qualcosa per poi applicare gli insegnamenti ricevuti alle situazioni in cui non ci manca nulla.

Se la lunga frequentazione della persona amata genera così spesso la noia e ci fa credere di conoscerla troppo bene, Il problema sta forse nel fatto che, paradossalmente, NON la conosciamo abbastanza bene.

Noè aveva 600 anni quando Dio inondò il mondo e quindi avrà avuto molto tempo per guardarsi intorno, ma il fatto che tutto ciò che aveva intorno fosse sempre lì non l’aveva incoraggiato a ricreare interiormente l’immagine del paesaggio.

La presenza fisica sicura, continua dell’amante e la routine della vita in comune ci ingannano con la stessa illusoria sensazione di noiosa familiarità che Noè deve aver provato per 600 anni nei confronti del mondo finché il diluvio non gli insegna altrimenti.

Rif.: “Come Proust può cambiarvi la vita” di Alain de Botton, Guanda Editore

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ADRIANA TREMOLADA

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